C’è chi lo vorrebbe subito, chi lo auspica ma non troppo presto, e chi non vuole proprio sentirne parlare. Il passaporto vaccinale europeo, un documento che permetterebbe di spostarsi nell’Unione europea senza le limitazioni imposte a causa della pandemia.
Quindi il passaporto vaccinale sarà imposto per viaggiare?.
E … per chi non viaggia?
Sicuramente, si “solleciterà” una soluzione che possa garantire anche “gli assembramenti”, la partecipazione a feste e festini, il ritorno negli stadi, cinema, teatri, ristoranti e discoteche; matrimoni, cresime e battesimi e …. VIAAAA!!! IL RITORNO ALLA VITA NORMALE.
Questo significa introdurre (imporre) in pratica UN TESSERINO VACCINALE, una “nota evidenziata magari sulla tessera sanitaria o soluzioni simili.
Insomma, se vuoi riavere I TUOI PRIVILEGI TI DEVI VACCINARE, ma non SEI OBBLIGATO A FARLO…… CI MANCHEREBBE ALTRO!!! Mica TI SI VUOLE VIETARE la LIBERTA’? Siamo in un paese democratico…. O SBAGLIO?
ATTENZIONE!!!! I vaccini sono importanti, e dalla nascita li abbiamo sostenuti, per cui aggiungerne uno in più o in meno, SE NECESSARIO, non ci cambia la vita … OPPURE NO???
Il problema è proprio questo. E’ veramente NECESSARIO?
Per comprendere la necessità e l’importanza di vaccinarsi, bisognerebbe avere delle risposte ben precise. Risposte che trovano pareri e opinioni contrastanti da scienziati e ricercatori di tutto il mondo.
Quali sono le risposte di cui abbiamo bisogno? Le risposte sono state fornite da esperti virologi, ricercatori e scienziati tra cui Montanari, Gatta, Capua, Burioni ed altri ancora che potrete verificare direttamente in internet.
- Ci sono CONTROINDICAZIONI? SI
- L’azienda farmaceutica fornitrice, fornisce la sua GARANZIA sull’efficacia del Vaccino? NO
- Il vaccino ed il suo richiamo, garantisce l’immunità dalla sua evoluzione? (si modifica costantemente)… NO
- La persona vaccinata può ritrovarsi “POSITIVO” anche successivamente? SI ci sono casi già accertati.
- La persona vaccinata può trasmettere il virus? chi è vaccinato non può essere infettato e non può trasmettere la malattia”, afferma Burioni. Ma ci sono altri che, pur sostenendo il vaccino, come la virologa Ilaria Capua direttrice dell’UF One Health Center, afferma: “Quando si parla di efficacia di un vaccino, «si fa riferimento alla malattia: esistono pochissimi vaccini che danno immunità sterile», cioè in grado di rendere «impermeabile» un soggetto e di far sì che non riesca più a trasmettere un virus ad un’altra persona, come ad esempio quelli contro l’epatite A o contro il papillomavirus umano. Ma in merito al Covid, Capua precisa che siamo alla svolta e si stanno analizzando tutte le sue evoluzioni.
Quindi cosa fare? Siamo comunque “gregge” sottoposti a sperimentazioni senza il quale non si può trovare la strada giusta. Sarà il motivo per il quale la priorità è data al gregge per la somministrazione del vaccino (anziati e soggetti a rischio) e successivamente, avendo approfondito ricerche, le conseguenze ecc. ecc. e aggiornato il vaccino e con più garanzie si sottoporrà l’élite?
MA ANALIZZIAMO COSA PROPONGONO I VARI PAESI EUROPEI.
Portogallo, Grecia e Malta spingono per un sistema che permetta di viaggiare senza tamponi e quarantene fra gli Stati europei. Scetticismo invece in Francia e Belgio. Chiaramente non mancano gli interessi e le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali.
Ma per ora non c’è sintonia tra i Paesi e le istituzioni comunitarie sulla sua adozione. L’input l’ha dato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis il 12 gennaio. In una lettera alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sosteneva che “le persone vaccinate dovrebbero essere libere di viaggiare”. Dalla sua parte si sono subito schierati Malta e Portogallo. Il primo ministro maltese Robert Abela lo ha fatto in modo altrettanto ufficiale, con una lettera in cui definisce il passaporto vaccinale “uno strumento utile in questa crisi”, il suo omologo portoghese António Costa con una dichiarazione più sfumata: “È importante che la prossima estate le persone si sentano sicure di viaggiare nel nostro Paese”.
Al Portogallo, che detiene la presidenza di turno del consiglio dell’Unione Europea e può dunque spingere per discutere il tema in questi mesi, sembra allinearsi anche la Spagna: la ministra degli Affari Esteri Arancha González considera un documento di questo tipo inevitabile nel futuro. La stessa presidente von der Leyen ha aperto all’idea, sostenendo che la proposta andrà discussa non appena esisterà un certificato vaccinale riconosciuto dall’Oms. Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel sostiene che il dibattito è pertinente ma prematuro: se una simile misura fosse adottata troppo presto porterebbe frustrazione fra i cittadini. A livello concreto, i capi di Stato e di governo dei 27 avrebbero, in modo informale, comunque già messo il tema sul tavolo. Anche perché in diversi Stati europei il certificato vaccinale è già realtà: Svezia, Danimarca, Estonia e Islanda (che non fa parte dell’UE ma rientra nell’area Schengen) hanno stabilito l’emissione di un documento che certifichi la vaccinazione, l’Ungheria di un “attestato di immunità” assegnato anche ai guariti dal Covid19.
Questi documenti però hanno valenza soltanto interna, concedendo ai possessori ad esempio di evitare i controlli al ritorno in patria o di accedere a determinati eventi. Il passaporto vaccinale comunitario garantirebbe invece libera circolazione fra Paesi diversi: se non si dovesse arrivare a un accordo a livello europeo, non è escluso che gli Stati del sud Europa, pur di salvare la stagione turistica, tentino la strada degli accordi bilaterali, come già fatto di recente dalla Grecia con Israele.
Dall’altra parte della barricata, infatti, il fronte è ampio e variegato. Il presidente rumeno Klaus Iohannis considera la proposta di un passaporto vaccinale divisiva, perché taglierebbe in due la popolazione europea. È per ora scettico anche il governo francese: il ministro della Salute Olivier Véran ha sottolineato in una recente intervista che il vaccino impedisce lo sviluppo della malattia, ma non necessariamente la trasmissione del virus. Anche l’esecutivo del Belgio sembra contrario, con l’ex-primo ministro Sophie Wilmès, ora titolare degli Esteri, che parla di “discriminazione se non c’è accesso universale ai vaccini”.
In questa partita fra Stati non mancano gli interessi degli attori privati e le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali. Da un lato l’associazione internazionale delle compagnie aeree (IATA) chiede al più presto il certificato per tornare a numeri cospicui di passeggeri, dall’altro l’Oms sconsiglia di adottarlo. Ancora assenti dalla scena europea, invece, Germania e Italia. Qui il dibattito è ancora tutto interno e verte sull’introduzione o meno di un patentino vaccinale valido entro i propri confini.
Il governo di Angela Merkel sembra diviso tra chi vorrebbe allentare le restrizioni per gli immuni, come il ministro degli Esteri Heiko Maas, e chi predica prudenza come il titolare degli interni Horst Seehofer, secondo cui distinguere fra vaccinati e non sarebbe, di fatto, come rendere obbligatorio il vaccino nel Paese. Da questo confronto di visioni opposte può dipendere la scelta tedesca e anche il futuro del passaporto vaccinale europeo.
C’è da chiedersi: Ma le persone che si sono infettate e poi curate e guarite senza aver riportato nessuna conseguenza, non hanno sviluppato l’immunità? Possono di nuovo infettarsi? Ma se c’è una cura (che varia secondo i sintomi), non sarebbe opportuno sviluppare la ricerca sulla cura?
Sicuro stiamo vivendo la terza guerra mondiale, senza spargimento di sangue e bombe, ma con incognite ancora tutte da scoprire.
CI VORREBBE IL VACCINO DELLA VERITA’.
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