Pensate veramente che ci sia la volontà da parte dei principali stati europei di aiutare i popoli africani? Le foto di bambini che muoiono di fame e in condizioni igieniche pubblicizzate e propagandate non concorrono mai al vero fine: Quello di aiutare i popoli africani. Una vera spartizione dei territori e degli Stati, che ha le sue origini storiche nel colonialismo da parte della Francia, Regno Unito, Portogallo, Belgio, Germania e ... anche l'Italia. Una spartizione pagata con il sangue di tanta gente sia da una parte che dall'altra e che ancora oggi si continua a pagare. Una guerra per sfruttare le infinite risorse di cui gode il continente africano e che noi europeisti mostriamo di aiutare, raccogliendo fondi attraverso associazioni e fondazioni da decine di anni senza mai realizzare nulla di concreto. Anzi, mostriamo solidarietà permettendo l'immigrazione e ospitalità principalmente in Italia con lo sfruttamento di manodopera a basso costo, atteggiamenti razzisti e paternalisti senza mai affrontare il vero problema. MANCA LA VOLONTA'
La Francia ha costruito il proprio impero coloniale a partire dal XVI secolo, spinta da varie ragioni: il desiderio di prestigio internazionale, la necessità di procurarsi materie prime, l’appetito verso il commercio internazionale. Conquista territori in Canada e in Luisiana ma già verso la fine del XIX secolo, la Francia si radica anche nel continente africano: durante la cosiddetta “spartizione dell’Africa” ottenendo Algeria, Marocco, Tunisia e buona parte del Sahel centro-occidentale che comprende Stati come Niger, Ciad e Mali.
All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, in queste regioni nascono dei movimenti anticolonialisti, che la Francia cerca di sedare istituendo l’“Unione francese”, una partnership politica ed economica formale prevista nella stessa Costituzione francese del 1946, finalizzata a mantenere un solido legame con le proprie colonie.
Ma l'Algeria vuole l'indipendenza politica…
Nel 1945 la nazione algerina si è battuta per la propria indipendenza e, per ben sei anni, il Fronte di Liberazione Nazionale algerino (FLN) si contrappone alle milizie coloniali francesi, entrambe macchiandosi di terribili crimini di guerra. Oggi Macron, pur rifiutando di scusarsi per gli avvenimenti tragici accaduti durante il dominio francese, ha optato per alcuni “atti simbolici” di riconoscimento: tre giornate di commemorazioni e la promessa di pubblicare gli archivi di guerra ancora segretati.
L’Algeria continua a rivendicare la propria indipendenza dalla Francia e si batte per ottenere riconoscimenti per le atrocità sofferte; anche se è ancora economicamente ancorata a Parigi.
… perché la Francia continua a tenere l'Algeria ancora ancorata?
L’economia dell’Algeria conta sull’export degli idrocarburi, che annualmente ammonta per un terzo del suo PIL e circa il 96% delle entrate totali tra il 2014 e il 2017 stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il mercato algerino è strategico per la Francia, in quanto essa è il primo paese per volume di import in Algeria, L’Algeria è il più grande paese africano per estensione, ma 4/5 del territorio sono impraticabili per l’agricoltura, pertanto importa dalla Francia soprattutto prodotti agricoli, animali da macello, ma anche prodotti farmaceutici, componenti elettroniche, chimiche e materiali utili ai processi di lavorazione degli idrocarburi.
Ma l’Algeria non è il partner privilegiato dei francesi. La Francia si rivolge alle ex colonie soprattutto per l’import di risorse energetiche, e l’Algeria è solo il sesto paese per volume di idrocarburi esportati nell’ex madrepatria, e il terzo per import di gas naturale, preceduto da Norvegia e Russia. Ciò si spiega nella strategia di una politica estera forte, senza timore di ricatto dai partner commerciali, soprattutto dopo i tumulti della guerra d’indipendenza algerina.
La Francia in Sahel: dietro le quinte della presenza militare
Il territorio del Sahel, si estende dall’Oceano Indiano al Mar Rosso, coprendo nove Stati. La dominazione francese in quest'area ha inizio nel 1800, ma soltanto un secolo dopo viene scoperto il potenziale della regione in materie prime come metalli, diamanti e uranio. Raggiunta l’indipendenza nel 1960, non hanno saputo rispondere alla comparsa negli anni di diverse organizzazioni terroristiche di matrice jihadista. Così, nel 1988 nasce in Mali il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA) e in Nigeria nel 2002 nascono le milizie di Boko Haram.
Una complessa situazione minaccia le ex colonie e la Francia; per questo motivo fornisce supporto aereo e terrestre all’esercito maliano, coadiuvata da altre potenze europee nell’Operazione Serval. La storia è lunga, e per fala breve, vediamo il regime finanziario delle ex colonie.
La Francia promuove la creazione di un’area di libero scambio nella regione del Sahel, cui membri sono 14 Paesi che hanno adottato come moneta il Franco Cfa (Franc de la Comunauté français d’Afrique), nel dicembre 1945.
Si tratta di un’unione monetaria in cui esistono due valute che pur non essendo intercambiabili, circolano liberamente assieme ai capitali fra le due regioni geopolitiche dell’area franco: l’Unione Economica e Monetaria dell’Africa occidentale, e la Comunità Economica e Monetaria dell’Africa centrale. Nel complesso, il franco Cfa si basa su un sistema di cambi fissi che in origine era stabilito rispetto al franco francese, mentre oggi, dall’ingresso della Francia nell’eurozona nel 1999, il riferimento è l’euro.
La Francia si è assunta l’onere di intervenire sui mercati valutari delle ex colonie per sostenerne il tasso fisso e garantire la convertibilità della valuta. In cambio di questo impegno, sino al dicembre 2019 tali paesi erano tenuti a depositare il 50% delle proprie riserve valutarie su un conto fruttifero presso la Banca di Francia.
I paesi aderenti hanno due principali vantaggi:
nella condivisione delle riserve, in quanto garantisce loro la stabilità del cambio senza l’obbligo di tenere un ammontare di riserve uguale alla base monetaria in circolazione;
nei depositi presso la Banca di Francia, remunerati ad un tasso superiore a quello di mercato.
il difficile equilibrio di interessi con la Francia
Da un lato, si sono sviluppati Stati fragili ben inquadrati nella teoria della “maledizione delle risorse”, per cui il possedimento di materie prime che hanno grande valore sul mercato non produce benefici sullo sviluppo umano, poiché si registra la tendenza a sviluppare regimi non democratici e un quadro economico fragile in quanto dipendente dall’estero.
Dall’altro, la Francia stessa sembra divisa nella mediazione tra gli interessi economici delle sue imprese impegnate nella regione e una politica estera volta a sostenere la stabilità politica e lo sviluppo umano nelle ex colonie, affiancata da una forte azione militare. Certo è che la politica non è mai un processo neutro, in quanto influenzato dagli interessi dei molteplici attori che concorrono a definirla. Pertanto, il futuro delle ex colonie d’Africa dipende dalla forza con la quale esse riusciranno a imporre le proprie priorità sugli interessi francesi, nonché dall’abilità con la quale riusciranno a usare gli strumenti di crescita e le opportunità di partnership offerti dalla Francia stessa.
alcune fonti storiche sono state tratte da Giulia Isabella Guerra e Gaia Pelosi
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